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Il vino moscato viene ricavato dalla famiglia dei vitigni del moscato a bacca bianca o a bacca nera. Grazie ai suoi profumi unici e inconfondibili è uno dei vini più consumati e apprezzati d'italia.
Il moscato è il vitigno aromatico più diffuso d'italia; è coltivato con maggiore intensità sopratutto in Sicilia, Puglia, Toscana, Molise, Piemonte, Trentino Alto Adige, Friuli e Veneto. Il suo nome deriva da latino "muscum" (muschio), ovvero l'estratto di un'essenza utilizzata per creare particolari profumi pregiati. Questi vini sono indicati per accompagnare dolci natalizi, dolci secchi o crostate, ma possono essere abbinati anche a formaggi freschi come la ricotta di pecora o il gorgonzola dolce. Il gusto di questo vino risulta dolce mentre il suo profilo appare intenso, caratterizzato da un colore giallo paglierino con riflessi dorati. Il profumo di noce moscata e pesca lo rende inconfondibile e lo contraddistingue da tutti gli altri vini.
Grazie a un esposizione in territori con un clima caldo e asciutto, in terreni organici con frazioni miste tra sabbia e argilla, la vendemmiatura avviene in tempi più brevi rispetto alla norma. Uno dei procedimenti utilizzati per ottenere il moscato vuole che l'uva raccolta venga posta in delle cassette per salvaguardarne la qualità. In seguito viene trasportato in cantina e sottoposto a pressatura soffice per ottenere il mosto profumato. Piccole quantità del mosto vengono portate al reparto di fermentazione e dopo aver innalzato la temperatura viene arricchito con degli aromi. Dopodiché viene avviato il processo di trasformazione dello zucchero in alcool e anidride carbonica. Raggiunti i 5° alcolici la fermentazione viene ridotta mediante l'abbassamento della temperatura della vasca per ottenere un gusto dolce. L'ultimo processo è quello della vinificazione che avviene appena prima dell'imbottigliamento.
Dopo la fase di raccolta gli acini devono essere pigiati per ottenere il mosto. Per poterlo fare devono essere utilizzate delle attrezzature specifiche. Per i raccolti amatoriali è sufficiente adoperare pigiatrici manuali o a motore con una capacità lavorativa variabile tra i 6 e gli 8 quintali. Questo attrezzo pressa indistintamente acini e raspe e per poter automatizzare il processo di separazione tra acini e raspe è possibile utilizzare una pigiadiraspatrice da adattare alle proprie esigenze. Il livello più avanzato prevede l'utilizzo di macchine diraspatrici progettate per rimuovere i raspi e pigiare senza l'ausilio di rulli ma sfruttando l'azione di uno specifico albero e di una pompa che si occupa del trasporto del mosto nei nidi di vinificazione e allo stoccaggio.
Più la temperatura diminuisce meno profumi saranno percepiti. Proprio per non privare il moscato delle sue note profumate è necessario servirlo a una temperatura più alta rispetto ai vini non aromatici. Una temperatura tra gli 8 e i 10° dovrebbe garantire un vantaggio al vino moscato. Per quanto riguarda la conservazione è consigliato riporre il vino in cantine fresche, possibilmente interrate, per garantire una temperatura costante, anche se è preferibile degustare il vino moscato giovane, per evitare alterazioni organolettiche dovute all'invecchiamento.